Il Moro e il Moretto nella Via Crucis

Titolo: Il Moro e il Moretto nella Via Crucis

Origini: Tradizione storica legata alla comunità arbëreshë di Barile

Localizzazione: Barile, Provincia di Potenza, Basilicata, Italia

Tipologia: Rappresentazione religiosa e culturale

Descrizione

La Sacra Rappresentazione della Via Crucis del Venerdì Santo a Barile è una tradizione secolare che coinvolge l'intera comunità locale, trasformando le strade del borgo in un palcoscenico vivente della Passione di Cristo. Tra i vari personaggi che animano la processione, spiccano il Moro e il Moretto, due figure enigmatiche e cariche di significato storico e simbolico.

Questi due personaggi si distinguono per il volto annerito con cerone nero e per gli abiti sfarzosi, arricchiti da collane di corallo, spesso prestate dalle famiglie del paese, a testimonianza del forte legame tra la tradizione e la comunità locale. La loro presenza non è meramente folcloristica, ma affonda le radici in un preciso contesto storico. il Moro rappresenta l’invasore turco, evocando il ricordo delle incursioni ottomane nei Balcani, che costrinsero molte popolazioni albanesi a fuggire e a stabilirsi in Italia, dando origine alle comunità arbëreshë. Il Moretto, più giovane, è spesso considerato il suo compagno o scudiero, una figura di supporto che ne rafforza la presenza scenica.

Questa iconografia si riallaccia a elementi presenti anche in altre celebrazioni del sud Italia, come le sfilate dei Giganti in Calabria e in Sicilia, dove talvolta compaiono figure simili accompagnate da un cammello. Il Moro e il Moretto incarnano, quindi, un'immagine dell'alterità, dell’elemento straniero e minaccioso, ma al tempo stesso sono parte integrante della tradizione, testimoniando la fusione tra storia, religione e cultura popolare.

Un aspetto peculiare della loro interpretazione è il comportamento apparentemente giocoso durante la Via Crucis: i due si muovono tra la folla facendo rimbalzare una palla, un gesto che potrebbe sembrare innocuo, ma che in realtà sottolinea il loro ruolo di disturbatori all'interno del corteo religioso. Questo contrasto tra sacro e profano aggiunge un livello di teatralità alla manifestazione, accentuando la drammaticità del racconto della Passione e offrendo uno spunto di riflessione sulla presenza del male e delle tentazioni nel cammino di Cristo verso il Golgota.

La tradizione del Moro e del Moretto è, dunque. molto più di un semplice elemento scenografico: essa testimonia la complessa stratificazione culturale di Barile e la memoria collettiva della comunità arbëreshë, che attraverso il rito rinnova il proprio legame con le origini. La loro presenza nella Via Crucis non solo arricchisce la narrazione della Passione, ma funge anche da monito pedagogico, rappresentando le insidie che nel passato minacciavano la stabilità della comunità.

Tramandato di generazione in generazione, questo rito continua a essere un momento di intensa partecipazione collettiva, in cui fede, storia e identità si intrecciano in un'unica rappresentazione. La Via Crucis di Barile, con i suoi elementi unici, mantiene viva la memoria delle radici arbëreshë e rafforza il senso di appartenenza della comunità, trasformando ogni Venerdì Santo in un evento di forte impatto emotivo e culturale.

Incursioni ottomane nei Balcani

Le incursioni ottomane nei Balcani iniziarono nel XIV secolo, segnando l'inizio di un'espansione che avrebbe trasformato profondamente la regione.

Nel 1354, gli Ottomani stabilirono la loro prima roccaforte permanente in Europa con la conquista del Castello di Çimpe nella penisola di Gallipoli. Questo insediamento fornì loro una base strategica per le operazioni in Tracia contro i Bizantini e i Bulgari. Entro un decennio, gran parte della Tracia orientale fu invasa e portata sotto il controllo ottomano, isolando Costantinopoli dal contatto diretto via terra con i suoi potenziali alleati nei Balcani e nell'Europa occidentale.

Nel 1362, il sultano Murad I conquistò la città bizantina di Adrianopoli, ribattezzandola Edirne e trasferendo la sua capitale da Bursa a questa nuova città. Questo spostamento segnò l'intenzione ottomana di consolidare la loro presenza in Europa e di continuare l'espansione nei Balcani.

Una delle battaglie più significative fu quella di Kosovo Polje nel 1389, dove le forze ottomane, comandate da Murad I, affrontarono l'esercito serbo sotto il principe Lazar Hrebeljanović. La battaglia si concluse con la morte di entrambi i comandanti, ma segnò l'inizio della fine per il Regno di Serbia medievale, che gradualmente cadde sotto il controllo ottomano.

Nel XV secolo, gli Ottomani continuarono la loro avanzata nei Balcani, conquistando territori che includevano gran parte dell'odierna Bulgaria, Serbia e Grecia. La dominazione ottomana portò a significativi cambiamenti culturali, religiosi ed economici nella regione, con l'introduzione dell'Islam e l'adozione di nuove strutture amministrative.

Le sfilate dei Giganti

Le sfilate dei Giganti sono una tradizione folcloristica profondamente radicata nelle culture della Calabria e della Sicilia, in particolare nelle aree attorno allo Stretto di Messina. Queste manifestazioni vedono protagoniste due imponenti figure, note come Mata e Grifone, che rappresentano rispettivamente una nobildonna bianca e un guerriero moro-saraceno. Le statue, realizzate in cartapesta e alte diversi metri, vengono portate in processione per le vie cittadine durante festività religiose o eventi storici, accompagnate dal ritmo cadenzato dei tamburi e dalla partecipazione festosa della comunità. 

In Calabria, le sfilate dei Giganti sono particolarmente sentite in località come Palmi, Seminara, Tropea e altre città della fascia costiera tirrenica e aspromontana. A Palmi, ad esempio, durante la festa dell'Assunta il 15 agosto, i Giganti sfilano insieme a un cavallo di cartapesta, in ricordo del condottiero normanno Ruggero I. A Tropea, invece, la sfilata avviene il 3 maggio durante la festa de "I Tri da' Cruci", commemorando la cacciata dei pirati turchi. 

In Sicilia, la città di Messina vanta una tradizione secolare legata ai Giganti. Qui, Mata e Grifone sono considerati i leggendari fondatori della città. Durante le celebrazioni di metà agosto, le colossali statue vengono portate in processione per le vie cittadine, accompagnate da musiche e danze, rappresentando un momento di forte identità culturale per la comunità locale. 

Le origini di queste sfilate affondano nelle dominazioni spagnole e nelle incursioni saracene che hanno segnato la storia delle due regioni. La presenza di figure come il cammello, che accompagna i Giganti in alcune località, richiama simbolicamente le influenze arabe e le lotte contro gli invasori.

Fonti e Riferimenti Bibliografici

Sitografia

Codice identificativo: BARL-013

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